GENNAIO 2003

Dove Gonars ormai è di casa     

Siamo partiti da Gonars il 15 gennaio, con 24 enormi valigie per un peso complessivo di 400 kg, piene di tutto un pò , dal materiale scolastico, ai giochi, vestiti, lenzuola, medicine e altro ancora, diretti in Uganda e precisamente nella parrocchia di Naluggi.
Il nostro gruppo era composto da 8 persone, 5 di Gonars: Angela, Marcello, Emanuele, Alberto e Claudia; due di San Giorgio:Tiziana e Claudia e una di Morsano: Fabiola.
Lo scopo del nostro viaggio era quello di andare a trovare don Lazzaro, un prete nato in Uganda che molti di noi hanno conosciuto a Gonars, di visitare i luoghi dove lui vive e di vedere i progetti che nella parrocchia di Naluggi hanno potuto realizzare, grazie ai contributi della nostra comunità. Angela e Marcello fecero questa esperienza nel 2000, per gli altri era la prima volta.

Quando siamo arrivati ad Entebbe ci stavano già aspettando,eravamo tutti felici ed emozionati, ci siamo scambiati calorosi saluti, caricato i bagagli e siamo partiti per Naluggi. Durante il viaggio non facevamo altro che guardarci in giro incuriositi. La città di Kampala che stavamo attraversando era molto caotica Don Lazzaro sorrideva felice e ci raccontava di sé e della sua famiglia. Noi gli abbiamo portato i saluti degli amici di Gonars.
Al nostro arrivo a Naluggi era già notte, in parrocchia ci stavano aspettando e ci accolsero al suono dei tamburi! Noi eravamo frastornati da questa nuova realtà, stanchi del lungo viaggio, ma felici.

Nei giorni che seguirono abbiamo visitato molte parrocchie iniziando da Naluggi. Don Lazzaro è stato sempre con noi. Per spostarci avevamo a disposizione il taxi furgone di suo fratello Achille. I villaggi distano uno dall’altro parecchi chilometri, le strade che li collegano sono sconnesse e immerse in una folta vegetazione di bananeti. La gente si sposta a piedi da un villaggio all’altro, ogni tanto si vede qualche bicicletta, che viene usata anche per trasportare prodotti locali; quindi ai lati delle strade c’è un via vai continuo in tutti i sensi, in particolare di donne e bambini.

Le abitazioni lungo la strada sono molto povere, alcune fatte di fango e canne con il tetto di paglia, altre di mattoni con il tetto di lamiera; intorno alle case, capre, galline, qualche maiale e tanti, tanti bambini. Il nostro arrivo nei villaggi era una grande festa. La gente ci accoglieva battendo le mani, i bambini sbucavano da tutte le parti gridando buzungu buzungu (uomo bianco) mentre il suono dei tamburi si espandeva nell’aria, creando un atmosfera molto suggestiva.

Don Lazzaro, o qualche parroco del posto, celebrava la S. Messa, durante la quale venivano eseguiti dei canti religiosi locali accompagnati dal suono dei tamburi, ritmi e musiche meravigliose. Alla fine della celebrazione don Lazzaro ci presentava uno ad uno alla comunità. Seguiva il pranzo che ci veniva offerto con generosità, cibi semplici, buoni, dati con il cuore. Il momento dei saluti quando dovevamo ripartire era sempre carico di emozioni.
Venerdì 17 è stato un giorno speciale: a Naluggi è venuto a farci visita il Vicario Generale, durante la S. Messa ha impartito la Cresima a circa ottanta bambini. Nel pomeriggio, accompagnati da padre John Lule (parroco di Naluggi), abbiamo preso visione dei lavori del progetto realizzato con i contributi della comunità di Gonars. É stato reso possibile l’acquisto del motore, del trainatore e aggiustato il martello del mulino. È stato rinnovato anche l edificio del mulino con la sostituzione delle travi del tetto, la costruzione di una veranda, la sostituzione della porta, è stato intonacato l’interno, il pavimento aggiustato ed è stata messa una finestra con serramenti in ferro.
La comunità di Naluggi è molto grata, perché per molti sono state ridotte le lunghe distanze da percorrere (fino a 30 km) per poter macinare il grano.

È stata poi la volta della visita alla scuola, dove hanno rifatto i gabinetti esterni; i precedenti erano ormai inagibili. Le scuole sono composte da tre edifici e ospitano 988 ragazzi dai 6 ai 16 anni. Le costruzioni sono mal ridotte e avrebbero bisogno di essere ristrutturate.
Sono stati costruiti in muratura dei recinti per i maiali, tacchini, galline ed un grande recinto di filo spinato per il pascolo delle mucche.
Il terreno è di 30 acri ed è diviso in 6 parti, dove vengono spostati i capi in modo che l erba possa ricrescere. A tutto questo si aggiungono le piantagioni di cassava, patate, granoturco ecc.. e la piantagione di banane, nella quale con grande sorpresa abbiamo trovato delle buche approntate perché ciascuno di noi potesse piantare un banano (è questa un viva i momenti importanti). Il tutto è stato benedetto dal Vescovo.
E le sorprese non erano finite! Nei giorni seguenti, a nostra insaputa, ci hanno preparato dei costumi locali, che abbiamo indossato: Gomes (donne) e Kanzu (uomini). Con addosso i costumi ci hanno accompagnati in corteo davanti alla casa dove noi alloggiavamo (ex casa suore), facendoci assistere allo scoprimento di una targa di legno velata da un telo. L emozione è stata grande quando, scoperta la targa, abbiamo letto  Gonars House ! Ora abbiamo una casa a Naluggi! È uno stimolo in più per continuare a sostenere e concretizzare il progetto di  Naluggi Parish .
costumi tradizionali
donne con vestito tradizionale
I giorni seguenti si sono succeduti molto velocemente e noi ci stavamo abituando ad una realtà molto diversa dalla nostra. La corrente elettrica nei villaggi non c’è; a Naluggi viene erogata solo in parrocchia, tramite un generatore che funziona a benzina e viene usato solo nei casi di assoluta necessità. L’acqua è un grande problema: la gente deve percorrere molti chilometri a piedi per averla e deve trasportarla in taniche di plastica, questo compito è affidato ai bambini.
Nella parrocchia di Maddudu, grazie ai contributi di Gonars, hanno potuto acquistare una grande cisterna per raccogliere l acqua piovana proveniente dai tetti; padre John Lutalo e tutta la comunità ci hanno espresso con entusiasmo la loro gratitudine. È gente semplice, ci offrono quel poco che hanno con grande generosità, le donne si inchinano davanti a noi salutandoci, solo per il privilegio di poterci dare la mano. Non hanno niente, ma hanno molto, ci regalano un frutto o un fiore sorridendo.

Di fronte a tutto questo non possiamo non fermarci a pensare a quanto poco di ciò che noi abbiamo in più, basterebbe per aiutare molti di loro.
Il giorno della nostra partenza ci hanno accompagnati all‘aeroporto. Nell’atrio c era un grande fermento di gente e di bagagli ( i nostri erano divenuti 12). Tutti si spingevano per poter passare, finalmente siamo riusciti ad entrare; a loro che rimanevano, però, non era permesso di proseguire; quindi ci siamo dovuti salutare attraverso una parete di vetro che ci divideva.

Avevamo gli occhi lucidi, mentre ci allontanavamo con le braccia alzate; qualcuno cercava nelle tasche un fazzoletto & prima di svoltare l’angolo ci siamo girati ancora una volta, loro erano tutti là con le mani e i volti incollati ai vetri.
Siamo rientrati a Gonars il 27 gennaio. L’esperienza che abbiamo vissuto è stata
intensa . Anche noi del gruppo abbiamo avuto l’opportunità di conoscerci, insieme. Auguriamo a tutti di poter vivere un’ esperienza come la nostra.
Claudia Pecile

La cosa che mi ha colpito più di questo viaggio è stato vedere con quanta serenità e umiltà la gente affronta ogni giorno la propria povertà. Per una come me che è cresciuta in un mondo dove c’ è tutto quello che uno vuole è una grande lezione di vita. Mi resteranno sicuramente nel cuore l’eco delle risate dei bambini e la luce viva negli occhi della gente, ma ancora di più la voglia di ritornare..

Claudia Iacuzzo

Sento già tanta nostalgia di questo paese. Mi mancheranno i suoi paesaggi di rara bellezza che mi facevano provare emozioni indimenticabili,. Mi mancherà la sua gente così amabile, allegra e ospitale, così generosa nella sua dignitosa povertà. Mi mancheranno gli sguardi dolci e talvolta spauriti dei bimbi. Quei bimbi tanto belli e tanto poveri, non dimenticherò mai i loro occhi così grandi, così belli, così tristi, così allegri, così sofferenti, così sereni. Arrivederci a presto cari amici dell’ Uganda.

Tiziana Regattin

Da questa esperienza ho capito che tante volte bastano solo un sorriso e una stretta di mano per far capire a chi ha bisogno che accanto a loro ci sono persone disposte ad aiutarli e a sorreggerli nel momento del bisogno.

Fabiola Stella

Prima di partire per trascorrere tutti quei giorni in una terra sconosciuta, credevo il tempo non passasse più e che la voglia di ritornare a casa venisse in primo piano. Non è stato così, perché i dodici giorni lontano da casa sono volati, grazie alle continue scoperte che facevamo assieme a don Lazzaro. È stata una gita ricca di emozioni, soprattutto quando la gente ci accoglieva nei propri villaggi. Al distacco da queste persone si è veramente capito il legame che in questa breve avventura si è creato, un legame basato sull’amore e su una profonda amicizia, a tal punto che al saluto tutti ci siamo lasciati cadere una lacrima.

Alberto Lacovig

Il paradiso dell’innocenza pace e tranquillità, è il primo messaggio che viene al cuore sprigionato dai loro sorrisi, di quei bambini così piccoli ma con un grande spirito di voglia di vivere.

Emanuele Stellin

La naturalezza, la semplicità, la serenità del loro modo di essere, sono una grande lezione di vita.

Angela Plasenzotti

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